意语阅读:《木偶奇遇记》18
来源:优易学  2010-1-19 10:59:14   【优易学:中国教育考试门户网】   资料下载   外语书店

 

"Perché?"

"Perché quel campo è stato comprato da un gran signore e da domani in là non sarà più permesso a nessuno di seminarvi i denari."

"Quant'è distante di qui il Campo dei miracoli?"

"Due chilometri appena. Vuoi venire con noi? Fra mezz'ora sei là: semini subito le quattro monete: dopo pochi minuti ne raccogli duemila e stasera ritorni qui colle tasche piene. Vuoi venire con noi?"

Pinocchio esitò un poco a rispondere, perché gli tornò in mente la buona Fata, il vecchio Geppetto e gli avvertimenti del Grillo-parlante; ma poi finì col fare come fanno tutti i ragazzi senza un fil di giudizio e senza cuore; finì, cioè, col dare una scrollatina di capo, e disse alla Volpe e al Gatto:

"Andiamo pure: io vengo con voi."

E partirono.

Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome "Acchiappa-citrulli". Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall'appetito, di pecore tosate che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta e senza bargigli, che chiedevano l'elemosina d'un chicco di granturco, di grosse farfalle, che non potevano più volare, perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite, di pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere, e di fagiani che zampettavano cheti cheti, rimpiangendo le loro scintillanti penne d'oro e d'argento, oramai perdute per sempre.

In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe, o qualche gazza ladra o qualche uccellaccio di rapina.

"E il Campo dei miracoli dov'è?" domandò Pinocchio.

"È qui a due passi."

Detto fatto traversarono la città e, usciti fuori dalle mura, si fermarono in un campo solitario che, su per giù, somigliava a tutti gli altri campi.

"Eccoci giunti", disse la Volpe al burattino.

"Ora chinati giù a terra, scava con le mani una piccola buca nel campo e mettici dentro le monete d'oro."

Pinocchio ubbidì. Scavò la buca, ci pose le quattro monete d'oro che gli erano rimaste: e dopo ricoprì la buca con un po' di terra.

"Ora poi, disse la Volpe, vai alla gora qui vicina, prendi una secchia d'acqua e annaffia il terreno dove hai seminato."

Pinocchio andò alla gora, e perché non aveva lì per lì una secchia, si levò di piedi una ciabatta e, riempitala d'acqua, annaffiò la terra che copriva la buca. Poi domandò:

"C'è altro da fare?"

"Nient'altro", rispose la Volpe. "Ora possiamo andar via. Tu poi ritorna qui fra una ventina di minuti e troverai l'arboscello già spuntato dal suolo e coi rami tutti carichi di monete."

Il povero burattino, fuori di sé dalla contentezza, ringraziò mille volte la Volpe e il Gatto, e promise loro un bellissimo regalo.

"Noi non vogliamo regali", risposero quei due malanni. "A noi ci basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar fatica, e siamo contenti come pasque."

Ciò detto salutarono Pinocchio, e augurandogli una buona raccolta, se ne andarono per i fatti loro.

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